Decalogo (Parte II)

N°4 – L’artista

Avevo 17 anni, lui (17*2)+1. Spiacente, ho interrotto la serie. Eravamo al mare, in un villaggio turistico, per la precisione, e lui era uno degli animatori, insomma, un classico. Però era un professionista, aveva studiato scenografia, disegnava, dipingeva e allestiva degli spettacoli per bambini che erano proprio belli. I bambini lo chiamavano Zio. Aveva degli splendidi occhi azzurri e, per metterli in risalto, ossigenava i capelli che portava corti e ricci. Vestiva di giallo, arancione, azzurro e bianco. Aveva una collezione sbalorditiva di Superga colorate che nascondeva sotto al letto. La sera uscivamo con una specie di jeep arancione completamente scoperta e percorrevamo tutte le strade del Salento alla ricerca di Arturo, una stella molto luminosa. Io fingevo di credere a questa caccia impossibile, mi coprivo perché faceva freddo, e mi godevo le stupende passeggiate sotto il cielo profumato. Lui mi ha insegnato ad andare in piedi in bicicletta, mi ha iniziato al teatro, ai ricci crudi e … basta. Con i numeri 1, 2 e 3 non mi ero di molto allontanata dai baci da pesce e lui, forse intimorito dalla mia minore età, non si avventurò oltre. Ed arrivò l’inverno, e ci scrivemmo anche noi, come da copione. Dopo la mia prima lettera mi chiese, ‘Ma tu scrivi sempre le cronache della tua vita?’ e da questa frase arguii che a qualcuno poteva interessare quello che sentivo, piuttosto che quello che facevo. Anche questa storia finì senza un perché, come le precedenti. L’ho rivisto di recente, ha lavorato per il teatro dell’opera a Roma, non è molto cambiato, gli anni gli sono scivolati sopra, ha smesso di ossigenarsi i capelli.

 

 

 

N°5 – Il confuso

Avevo 18 anni e mi ero stufata di queste avventure, si fa per dire, estive. Non volevo passare altri inverni a patire la mancanza dell’amato e volsi il mio sguardo in città. Uno dei miei compagni di classe era reduce da una torbida e poco chiara storia con un altro compagno di classe, che aveva pensato bene di cambiare quartiere pur di non avere più a che fare con lui. Non era attraente, in compenso era intelligente ed intrigante. Tratta in palese inganno ero entrata in confidenza con lui, vestendo l’abito della crocerossina, non per redimerlo al gentil sesso, ma per riportarlo fra i mortali. Lui, infido, mi trasse in discoteca, mi diede una sigaretta da fumare e io, assai poco avvezza al fumo, non mi resi conto di quello che stavo aspirando fino a quando non ebbi terminato e spento la cicca. Usando quindi il sistema più trito del confondila&conquistala, riuscì a fare breccia. Una volta ripresa conoscenza mi trovai nella spiacevole situazione di non sapere bene come uscire dalla storia, e dopo svariate notti insonni, sbigottimento di professori e amici, panico in famiglia, decisi di dirgli che insomma, non andava bene così, e lui tornò agli uomini, fra i quali credo si trovi ancora. E io mi buttai a capofitto nei libri, pensando che infondo l’estate era vicina.


One Response to “Decalogo (Parte II)”

  1. fantamoni writes:

    mamma mia, quanto mi prendono questi racconti!!!

Leave a Reply