Porfirio Plummer

 

Tanto vale che ve lo dica subito, mi chiamo Porfirio Plummer, è un nome che fa schifo, vero? Porta anche sfortuna, se è per questo. Sono nato il 2 novembre, e quindi non so se me la devo prendere col nome o con il dottore che ha fatto aspettare mia madre 12 ore prima di farle il cesareo.

 

Io, secondo mia madre, ero nato per fare grandi cose, il presentatore, ad esempio, ma non c’ho la prestanza fisica, non so se mi spiego. Ho studiato un po’, tanto per trovare un lavoro in banca e restare nel mio paese, e almeno quello m’è riuscito.

 

Per il resto non ho niente, tranne la casa in cui vivo, un gran bel panorama, aria di mare, si vede la spiaggia, e quando è estate m’affaccio e mi guardo un po’ di ragazze che prendono il sole. No, io in spiaggia non scendo, ho un eritema cronico, il sole non lo posso prendere e me ne resto al fresco a guardare le ragazze e a piluccare l’uva. Che poi è meglio che mi tengo alla larga dalle ragazze, che quelle quando mi vedono non si comportano bene, ridono, fanno finta di non vedermi e quando mi avvicino mi prendono a male parole. Tutte.

 

L’unica che mi saluta è la vicina, perché una volta le ho portato due casse d’uva buona dello zio e le ho detto che mi piace la musica che mette e se la mette più spesso. Non è proprio una bellezza, la mia vicina, è secca, secca, c’ha poca polpa, davanti e di dietro, ma a me piace lo stesso, almeno lei mi saluta. L’amico mio, quello di Torino che scrive sui film, quando l’ha vista ha detto che somiglia a una che ha fatto non so quale film horror e che io e lei saremmo una bella coppia, ma io i film horror non li guardo, perché non mi piacciono, ci sono troppi morti. Io i film non li guardo proprio, la sera me ne resto a casa mia e gioco con la play station, ho delle avventure in cui io sono un bell’elfo alto e biondo e salvo tutte le ragazze in pericolo, soprattutto quelle che somigliano alla vicina. Qualche volta l’avventura è lunga e finisce che vado a dormire tardi, che sono le undici e poi la mattina mi sveglio sempre con la cornacchia che strepita nella gabbia. Da li non la posso togliere, era di mia madre, pace all’anima sua, diceva che mi avrebbe portato fortuna. E’ l’unica femmina della casa, me la debbo tenere non si sa mai, forse aveva ragione mamma.


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