Recensione

Ci risiamo. Il mio bel corso di ‘Scrittura creativa’. Durante una discussione parte una critica feroce sull’ultimo film di Ferzan Ozpeteck, “La finestra di fronte”. Io timidamente mi rivolgo agli astanti e sostengo:

  • Veramente a me quel film è piaciuto, ma perché a voi no?
  • E perché a te si?

E per tutta risposta il nostro docente mi dice:

  • Bene, scrivi una bella recensione

Argh!

Insomma l’ho scritta, eccola.

Il film di Ferzan Ozpeteck, “La finestra di fronte”, si svolge nella Roma di oggi dove la vita di una famiglia poco abbiente cambia profondamente dopo l’incontro casuale con un uomo anziano, interpretato da Massimo Girotti, che ha temporaneamente perso la memoria. L’uomo viene accolto nella famiglia contro il parere di lei, spaventata dalla presenza di un estraneo in casa che potrebbe nuocere ai due figli piccoli. Per una serie di circostanze l’uomo si ferma presso la famiglia più del dovuto e con il trascorrere del tempo si delineano parallelamente due storie: quella della famiglia, dove pesa l’infelicità e la frustrazione di lei che sogna una vita diversa, forse insieme all’uomo che vede oltre la finestra di fronte, e la storia dell’uomo, segnata dalla guerra e dall’emarginazione, come ebreo e come omosessuale. I due sono legati da una passione, quella per la pasticceria, il mestiere di vita per lui e un secondo lavoro per lei.

Il film parla molto attraverso le immagini, più che attraverso le parole. Le immagini reali e i ricordi di lui si mescolano e si sovrappongono, i fantasmi del passato si muovono nelle strade e nei caffè e ricompongono gradualmente la memoria perduta. La vita di lui sembra ferma nel passato, ancora presa nel dilemma di una scelta, nell’immagine del bivio dove si è potuto soffermare solo pochi secondi per scegliere e cambiare il corso della sua vita e degli altri. E’ la storia di un uomo che per essere accettato e riconosciuto come persona dalla comunità sacrifica la sua felicità. Un uomo che non è riuscito, nonostante tutto, a cambiare il mondo e che dopo la guerra ha dato tutto l’amore che aveva nel suo mestiere, nell’arte di preparare i dolci. Una scena in particolare, per quanto inverosimile, colpisce lo spettatore, quando nella bella casa di lui, che da tempo ha smesso di lavorare, si apre la porta del salotto e compaiono come in una meravigliosa vetrina le torte da lui preparate, ossessivamente, senza soddisfazione perché il ricco spettacolo non gratifica il suo artefice.

Parallelamente si svolge la vicenda fra la donna e l’uomo della finestra di fronte. I due attraverso la finestra si sono spiati per molto tempo, ignari l’uno dello sguardo dell’altra e del sogno che ciascuno coltivava nella propria solitudine. L’incontro fra i due è breve e marginale nella storia, ma sufficiente perché lei possa guardare per una volta la sua vita dal di fuori, un semplice cambiamento di prospettiva, la possibilità di osservare la sua famiglia e la sua vita dalla cornice di una finestra, quella appunto della casa di lui. Ma sarà l’esperienza di vita dell’uomo anziano a cambiare la vita di lei, le darà il coraggio per fare una scelta difficile ma necessaria, che non sarà quella apparentemente ovvia di lasciare la famiglia per l’uomo della finestra di fronte.

La storia è molto coinvolgente pur senza essere patetica. Belli i personaggi, semplici e credibili gli attori che li interpretano, ad eccezione di Raoul Bova che non regge il ruolo di uomo innamorato e appassionato. La scelta delle musiche, che spesso accompagnano da sole le immagini del film, è molto ben curata, come anche nei precedenti film dello stesso regista. Un bel film che fa riflettere sulla vita, sulla forza dei sogni, sulla possibilità di cambiare, un film, nonostante tutto, ottimista.

5 Responses to “Recensione”

  1. Myria writes:

    Ma dopo la tua recensione, ti hanno almeno spiegato perchè il film non è loro piaciuto? Non sarò una ciritica cinematografica, ma è piaciuto anche a me.

  2. desimo writes:

    in effetti anche io sarei curiosa di sapere perché non è piaciuto… io l’ho traovato bello e poetico (bova a parte, che oltretutto fa la parte di uno viscidissimo, almeno per come lo interpreta lui…)

  3. occhivispi writes:

    In effetti ne abbiamo parlato ieri. Secondo il nostro docente il film è troppo ricco di argomenti e di metafore (l’amore, il tradimento, l’omosessualità, la passione, la ricerca di identità, la persecuzione) che non riesce poi a gestire. A mio avviso non tutto è trattato allo stesso modo, ma sono comunque elementi presenti che compongono l’intera vicenda. Un’ altra cosa che gli viene rimproverata è il cambiamento del punto di vista: all’inizio è quello di lei e poi improvvisamente diventa quello del vecchio, in una scena in cui lui si dirige nel ghetto e sente i rumori dei rastrellamenti. In un attimo lo spettatore sà chi è lui e di fatto intuisce la sua storia, mentre per gli altri personaggi del film continua ad essere un mistero. A me sembra una scelta chiara, e mi sono piaciute molto le visioni ‘schizofreniche’ di lui, le ho trovate coinvolgenti e comunque mantengono alta la ‘suspance’. Più o meno tutto qui.

  4. anonimo writes:

    oggi Sifossifoco gli è stato qui

  5. glencoe writes:

    bellissimo questo film

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