Le cose che so fare

Cucinare le minestre, mi vengono proprio bene, soprattutto quelle di legumi. Piegare le cose, dalla mutandina alla portaerei, come ebbe a notare Lui parecchi anni fa. Leggere il linguaggio del corpo delle persone, capire quello che pensano e che sentono a prescindere da tutto quello che possono invece dire. Capire le persone guardandole ballare. Ricordare, fatti, persone, storie. Ascoltare, perché poi mi piace ricordare, appunto, fatti, persone, storie. Concentrarmi, su una cosa per volta. Trattare con cura le cose. Ottimizzare, tempo e spazio, ma non per voler fare economia a tutti i costi, ma perché penso che c’è sempre margine per migliorare e perché odio gli sprechi. Ridere di cuore, anche per sciocchezze. Muovermi nello spazio senza collidere con persone e cose. Scrivere, se solo sapessi cosa. Controllarmi, anche se ogni tanto perdere il controllo, nel bene e nel male, non nuocerebbe, a me come al mio prossimo. Qualche anno fa avrei detto anche dare l’anima ballando, ma ora non ne sono più tanto sicura, ma ho ricominciato, vediamo. Abbinare i colori. Parlare quattro lingue, veramente bene solo una, la mia, in un paio posso  lavorare e formulare concetti complessi, nell’ultima, quella che mi servirebbe di più al momento, faccio ancora ampio uso di gesti e complicate circonvoluzioni linguistiche, per aggirare le mie voragini nel vocabolario. Fare i grattoni ai gatti, che sarebbero come i grattini, ma molto più energici, che a loro che hanno la pellaccia dura piacciono. Far ridere il Piccolo, ma a lui per fortuna basta poco.

 

Esercizio di stile suggerito, link dopo link, da Rillo.

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