Cosa succede se il treno deraglia

A Roma, come altrove, un bel casino. Il treno metropolitano, che trasporta tutti i pendolari, non raccoglie più nessuno. Per ore nessuno ne sa niente, nessuno dice niente, il personale addetto scompare, le luci si spengono e comincia il valzer delle ipotesi. Si formano drappelli di persone intorno a qualcuno che ha sentito qualcosa, ma non ha capito cosa. Gli smaniosi smaniano, gli irosi urlano e gli umoristi, per fortuna, imperversano.

La banchina è stracolma di gente e finalmente una voce dall’altoparlante annuncia “Treno diretto a Fara Sabina in arrivo al binario 5, allontanarsi dalla linea gialla”. Ci siamo, momento di sollievo generale. Si ripete l’annuncio. “Treno diretto a Fara Sabina in arrivo al binario 5, prego allontanarsi dalla linea gialla”. La folla si sporge per vedere se il treno arriva veramente, non si fida. Dall’altoparlante la voce seccata dell’addetto cambia registro “Aho!! Ma che siete de coccio!?!? Allontanatevi dalla linea!!”. La mia collega tedesca, che capisce l’italiano, ride. Queste cose in Baviera non si dicono. Il treno arriva, ma non apre le porte e noi aspettiamo pazienti sotto la pioggia. Quando si apre il fiume di gente si rompe in mille rivoli cercando di penetrare nel poco spazio a disposizione. Molti restano fuori. Qualcuno, intrappolato dentro, si divincola, spinge, investe, sgomita e alla fine esce seguito da un unico improperio “Se dovevi scenne ce potevi penzà prima, Chicco!”. Il signore accanto a me non sembra troppo turbato “Sò fortunato, se me devo strigne qua armeno ce sò tutte donne”. Le porte si chiudono, poi si riaprono, poi si richiudono, ma il treno resta sempre fermo. Un altro accanto a me sbotta “E annamo!! Che stamo a aspettà, che se faccia er terzo piano?!?!”.

Forse è proprio vero, i romani sono folcloristici.