11 settembre

 … ovvero, il matrimonio francese

1° giorno

Appuntamento all’alba alla stazione dei treni dove ci attende il pullman privato. Il pullman non c’è, gli invitati neppure. Chiamiamo con il cellulare e scopriamo che l’appuntamento è stato spostato, per fortuna a poche centinaia di metri. Troviamo il pullman, il futuro Sposo, la futura Sposa ed una schiera di barboni buttati sui marciapiedi che si stanno appena svegliando. Baci assonnati, l’autista ci annuncia che si reca a fare colazione, i futuri sposi ci annunciano che vanno a recuperare gli invitati all’altro appuntamento, Lui mi annuncia che và a dare una mano con i bagagli, io annuncio che non intendo sorvegliare il pullman, ma resto inascoltata.

Un cane si avvicina, annusa una ruota, la trova di suo gradimento, una coppia di vigili si avvicina, trovano il pullman in divieto di sosta, cominciano ad inveire contro di me, minacciano il ritiro della patente per l’autista. Cerco di spiegare che io non c’entro niente, che anzi, se ritirano la patente all’autista quasi mi fanno un favore così magari mi risparmio un viaggio lunghissimo, sopraggiunge lo Sposo, cambio argomento, lo Sposo comincia a litigare con i vigili, io mi defilo.

Arrivano gli invitati, ognuno con almeno due valige, dobbiamo stare fuori quattro giorni in tutto, di cui due saranno interamente trascorsi sul pullman. Dopo un’ora sembra che la spola fra i due appuntamenti sia conclusa, saliamo tutti, si parte, evviva. Due chilometri e qualcuno dal fondo grida ‘Manca Mario!!’, il grido rimbalza fino all’autista, già multato, che inverte la rotta per recuperare Mario rimasto a terra ad aspettare non si sa bene chi.

Le poltrone sono di pelle, gli invitati sono una trentina, dai 4 mesi ai 75 anni. Il viaggio prevede soste serrate presso gli autogrill, caldeggiate dalle signore, chiacchierate, dormitine e la proiezione di film e video amatoriali. Ho così il piacere di vedere lo Sposo ed i suoi amici del liceo, per la maggior parte presenti all’evento, nello splendore dei loro sedici anni. La videocamera ne ha registrato i momenti di riflessione (‘ma tu con quella ci sei stato, e te la sei portata a letto, e che ci hai fatto, e quante volte’), le passeggiate in montagna (lo Sposo in un boschetto rado estrae il macete per tagliare un paio di ramoscelli che ostacolano il cammino, il fratello dello sposo trova una fessura in un albero e simula un accoppiamento) ed i giochi (uso smodato dello zoom per inquadrare e valutare, benché coperte, le virtù dei presenti).

Dopo sole quattordici ore di viaggio arriviamo a destinazione, siamo in Camargue, una regione piatta e paludosa della Francia dove allevano tori e cavalli, scendiamo e veniamo accolti dalla puzza di cacca e dalle zanzare. Ceniamo alla fattoria che ci ospita, il cibo è ottimo, lo Sposo litiga con il gestore per la lentezza del servizio. Grazie a Dio andiamo a dormire.

 

2° giorno

Il serrato programma della giornata prevede passeggiata a cavallo, bagno in piscina, visita e shopping in un paio di cittadine vicine. A cavallo siamo quasi tutti, tranne vecchi e bambini, chi per la prima volta, come me, in fila indiana, chi oramai sa quello che fa, come lo Sposo, a briglia sciolta. Ci addentriamo nelle paludi, ci sono fenicotteri rosa e aironi, sabbia e conchiglie, noi passeggiamo fra i bassi cespugli, io guardo il cielo con il naso all’insù. Lo Sposo passa accanto alla fila in leggero galoppo, il cavallo che gentilmente mi trasporta lo vede, scarta e parte anche lui al galoppo, spero che sappia quello che fa. Lo Sposo ed il suo destriero entrano nell’acqua sollevando spruzzi, e noi dietro, negli spruzzi non vedo più niente, qualcuno mi grida di fermare il cavallo e io faccio come nei film, punto i piedi e mi butto all’indietro, funziona. Lo Sposo è entusiasta, che bello, quanto è divertente, usciamo dall’acqua, sono fradicia, i pantaloni ricoperti di alghe.

Dopo due ore finalmente mi permettono di smontare da cavallo, ho difficoltà a camminare. Il mio Lui è andato in bicicletta e lo trovo fresco come una rosa a bordo piscina, dove mi butto anche io per sciogliere le croste di fango. Al momento di partire per il tour pomeridiano ci siamo tutti tranne l’autista che è andato a pranzo, al suo ritorno lo aspetta una lite con lo Sposo. La cena si svolge nella stessa fattoria, il vino scorre a fiumi, le parole e le canzoni anche, domani è un grande giorno.

 

3° giorno

Il matrimonio. Gli invitati arrivano alla spicciolata, tutti in tenuta elegante, all’ingresso della fattoria. Il fratello dello sposo porta gli stivali da cavallo, i pantaloni bianchi da cavallerizzo, una camicia bianca, una giacca ed un fez bordeaux con pon-pon. La madre dello sposo indossa un’elegante abito cinese, come il suo secondo marito. Il pullman ci porta alla cattedrale romanica, ci aspetta un prete nero per la celebrazione della cerimonia in italiano, commovente.

Il pranzo si svolge in un altra fattoria, dove assistiamo ad una corsa camarguese, una sorta di corrida incruenta, che si svolge in una arena dove i partecipanti devono riuscire a sfilare un fiocco dalla testa del toro inferocito che li rincorre. Paella per tutti, discorso commemorativo in latino maccheronico da parte del padre dello sposo, balli e canti.

A pomeriggio inoltrato foto all’aperto, prima le femminucce ed il lancio del bouquet, graziose, giovani ed affascinanti, poi i maschietti nell’arena, sudati, cravatte slacciate, in maniche di camicia, scalpitano e simulano un paio di cariche verso gli spalti. Poi lo Sposo ha un’illuminazione per una posa di gruppo, raccoglie i suoi uomini, si voltano, confabulano e poi all’unisono si calano i calzoni davanti agli obbiettivi, a Lui si inceppa la lampo. Non pago il protagonista ha una seconda illuminazione, si china a terra, immerge le nude mani nella cacca del toro e comincia a lanciarla sugli invitati che assistono alla scena, liscia il mio vestito di raso rosa e centra in pieno il passeggino del neonato accanto a me. La festa è finita, peccato.

 

4°giorno

Il rientro. Sul pullman nessuno ha più voglia di ridere e di scherzare, si dorme, si fanno discorsi seri, si legge, si assiste a qualche cartone animato per i bambini, se lo sono meritato, sono stati degli angeli, loro.

4 Responses to “11 settembre”

  1. Myria writes:

    Ma in Maremma non sarebbe stato uguale? (tutta invidia la mia…)

  2. anonimo writes:

    Scrivi piu’ spesso, in queste giornate di pioggia mi fai morire dal ridere. ciao

    Bat

  3. desimo writes:

    beh, la camargue è un posto meraviglioso, ma ammetto che con questo contorno a tutt’altro sapore!! dubbio: ma gli sposi sono stati contenti?

  4. occhivispi writes:

    Ma dai, ma ci siete ancora ? Dunque, scherzi a parte, gli sposi sono stati molto contenti, e anche gli invitati. Una cosa del genere capita credo una volta sola nella vita, e non parlo solo del matrimonio.

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