Si recita a soggetto

La stanza del mio ufficio ha due porte, due quinte che come in un piccolo teatro si aprono per fare entrare in scena i personaggi. Uno di questi ha appena inscenato la sua piccola ‘pièce’ quotidiana. Non bussa, non entra, non saluta, socchiude appena la porta e mi spia, senza dire niente. Forse io dovrei perdere improvvisamente l’uso della parola e del pensiero al solo scorgere il suo sguardo penetrante, concupiscente e pieno di promesse che mi sta lanciando dallo spiraglio, invece appena lo riconosco abbasso nuovamente lo sguardo sul monitor del computer e continuo a scrivere come prima, il segnale dovrebbe essere inequivocabile. Lui invece approfitta dell’assenza dei colleghi ed entra spavaldo, con passo cadenzato si avvicina e si siede sulla mia scrivania, accanto al monitor, sul viso sempre lo stesso sguardo allusivo. A questo punto devo staccare le mani dalla tastiera e allontanarmi con la sedia dalla scrivania, siamo troppo vicini. Improvvisamente assume un aria corrucciata e con tono risentito e accusatorio mi dice:

  • Non mi hai chiamato, di me non te ne frega niente

Ecco, io vorrei che questo semplice concetto entrasse a far parte delle sue nozioni permanenti, il che non è.

  • Veramente io non ti ho mai chiamato
  • Appunto!

Appunto cosa?! Dovrei dirlo io, ma lui continua sarcastico:

  • Ho tre settimane di ferie e non so cosa fare, non ho mica i soldi come te
  • Potresti startene a casa e fare le cose che ti piacciono

Errore! Gli sto dando spago! E infatti ribatte:

  • A fare cosa?
  • Non c’è niente che ti piace? Non hai risorse?
  • A me mancano i soldi

Ho capito, il concetto mi è chiaro, e non è il caso di intavolare una discussione filosofica sull’importanza del denaro rispetto ad altri valori. Comincio a giocherellare nervosamente con la penna. A questo punto lui attacca conciliante un altro argomento di conversazione a lui caro:

  • Tu non hai ancora capito che fra me e te c’è un ‘feeling’

E qui di solito comincio a perdere la pazienza.

  • No, mi dispiace, non credo proprio, poche cose ho chiare nella vita come i sentimenti che provo per …

Errore! Continuo a voler ragionare con una persona che chiaramente sragiona. Ma ora c’è il colpo di scena, una battuta nuova nella sceneggiatura che comincia ad essere un po’ trita. Con ardore quasi sussurra:

  • Vorrei condividere i miei soldi con te, spenderli per te
  • Scusa, quali soldi? Ma se hai appena detto che …

Mi interrompe bruscamente, segue sempre il suo copione e con rammarico aggiunge

  • Lo so che poi alla fine ci sposeremo ed avremo perso un sacco di tempo

Eccolo! Era questo il vero colpo di scena, ingenua che non sono altro. Con tutto il cuore, seccata dalla sequela di scempiaggini che è riuscito ad infilare, rispondo decisa

  • Ma piantala di dire stupidaggini! E dai! Ma fammi il piacere che ho da fare …

Scende dalla scrivania, oramai siamo alle battute finali, l’epilogo del melodramma, si allontana verso la porta, il passo mesto, e con la voce dell’uomo ferito nel profondo conclude:

  • Me ne vado, da te ho preso solo schiaffi

E finalmente esce dalla quinta, senza salutare, così come è entrato. E’ il momento dell’intervallo, fra poco si replica lo spettacolo qualche stanza più in là, dove lavora la mia collega.

2 Responses to “Si recita a soggetto”

  1. Myria writes:

    Mi chiedo come tu faccia a resistere ad una corte di sì elevato livello…

  2. desimo writes:

    veramente una persona elegante e lineare il tuo collega!!! baci!!!

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