Parrucchiere

Ogni volta che ci vado, ossia due volte all’anno, mi ricordo chiaramente del perché le nostre frequentazioni siano così rare.

Ho scelto un posto piccolino, dall’atmosfera quasi familiare e raggiungibile a piedi, lusso raro. L’arredo è etnico, più o meno lo stesso che vedo a casa mia, la musica è New Age, quasi la stessa che ascolto io. Lui si definisce un artigiano, e lavora rigorosamente da solo. Entro la mattina e ci sono due signore che hanno quasi finito. “Bene”, mi dico io, “così questa volta mi sbrigo”.

Dopo un’ora di attesa trascorsa nello sfogliare Focus e altre riviste (qui Stop e Novella 2000 non si usano), lui mi guarda e mi chiede, “Cosa vuoi fare?”, e io annuncio trepidante “Voglio cambiare, voglio fare dei colpi di sole”. L’annuncio lo lascia senza parole, una novità, un cambiamento, c’è da temere quando le donne mettono mano ai propri capelli. Giustamente mi chiede “Di che colore li facciamo?” e io rispondo con una descrizione delle sfumature, dei toni, dei chiarori, dei riverberi che vorrei assumessero i miei capelli. Lui mi guarda perplesso, prende un campionario e saggiamente me lo porge. Sul campionario ci sono varie ed inquietanti ciocche di capelli di tutti i colori fra le quali ne individuo un paio di mio gradimento. Lui le guarda e mi fà “Sulla tuoi capelli non vanno bene, questa è la tua base” e mi porge una terza ciocca di capelli grigi. Ora, sarà pur vero che qualche capello bianco fa sfacciatamente capolino, ma addirittura grigi così mi sembra un affronto. Lui insiste, quindi vado davanti allo specchio e confronto i miei capelli con la ciocca. Grigi. Non grigio topo ma, diciamo, un castano scuro molto spento, molto. Per risollevarmi dallo sconforto lui mi propone con entusiasmo una soluzione complessa che prevede due fasi di colorazione ed io accetto. La scaletta che ci ha visti impegnati, corredata dei tempi espressi in minuti, è stata la seguente:

  • tintura completa dei capelli (30: una riga, una spennellata, una riga, una spennellata …)
  • attesa perché prenda il colore (60: non mi capacito)
  • lavaggio accurato (10: si è sbrigato)
  • asciugatura sotto un modernissimo casco ruotante (30: anche se ruotante)
  • messa in opera delle cartine di alluminio per la seconda fase di tintura (30: una spennellata, un cartoccio, una spennellata, un cartoccio …)
  • attesa perché prenda il colore (120: penso che nemmeno il cemento)
  • lavaggio accurato (15: anche lui comincia ad accusare)
  • taglio (15: le altre clienti, giunte nel pomeriggio, sono sull’orlo di una crisi di nervi)
  • asciugatura (3: gli ho strappato di mano il fon e ho fatto da sola)

Fuori è buio da un pezzo, non ho pranzato, ma tanto è ora di cena. Lui accende una sigaretta con mano tremante e mi chiede “Contenta?”, io quasi non mi sono guardata allo specchio, ma rispondo di si, qualunque cosa, lasciami andar via, ti supplico. Pago una cifra paragonabile a quella per l’acquisto di un cellulare di ultima generazione ed esco.

Ci rivediamo fra sei mesi … forse.


3 Responses to “Parrucchiere”

  1. desimo writes:

    parrucchiere… questo grande non lo so… sono sempre molto attratta dal salone del parrucchiere e dall’uscirne completamente diversa, ma poi spesso rinuncio perché i miei capelli sono ricci e qualsiasi taglio tu faccia, quando poi i capelli tornano ad essere ricci non si vede davvero niente!!! la settimana scorsa sono andata dopo circa 6 mesi (anche io assidua frequentatrice!!), ho chiesto una spuntatina perché tentata dai capelli lunghi (che so già che non avrò mai!) e il mio fidato parrucchiere (da cui vado da almeno 10 anni!!) ha cominciato a spuntare almeno 3 cm… ma allora che me lo chiedi a fare se poi fai di testa tua??????? un abbraccio comprensivo!!!

  2. Myria writes:

    Bè, nemmeno io sono una fan delle sedute impiastracapelli… a dir il vero trovo molto rilassante quando mi si toccano i capelli, anche se più che toccarli gentilmente la parrucchiera me li strattona… ed è l’unico motivo per cui ci vado quella volta all’anno (così abbasso ulteriormente la media!!), ma trovo inquietante che qualcun altro decida come devo portare i capelli. Perchè come li voglio io non me li fanno mai.

  3. occhivispi writes:

    Loro sono artisti, creano, difficile contrastarne la volontà, però, a dire il vero, finalmente ne avevo trovato uno che mi dava retta.

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