Chi balla il primo dell’anno …

Si avvisano i signori viaggiatori che il materiale non sarà disponibile prima di un’ora

 

E’ così che si esprimono quelli delle ferrovie dello stato, per dirti che il treno non passa, che devi aspettare almeno un’ora, poi si vedrà. Stasera ho un appuntamento, accidenti, un’ora è una follia, non posso attendere, non posso arrivare in ritardo. Mi attacco al cellulare, raggiungo tutti i colleghi che posso ‘Che per caso passi vicino alla metro? Mi dai uno strappo? No? Sei uscito? Sei dal cliente? Sei in ferie? Puoi portarmi solo alla stazione di Civitavecchia? Hai la moto?’.

Niente, sono al buio, al freddo e non c’è un cane che mi possa portare a Roma. Un momento. Ne ho dimenticato uno. Lo chiamo, mi dice di si, l’ho trovato, è il capo del capo del capo del … ma non importa, mi ha detto di si. Lo aspetto all’unico semaforo nel raggio di chilometri, ho raccolto alla stazione un altro collega con lo sguardo sconfortato, è un ragazzo che ha difficoltà a camminare, incontro altre due colleghe, conduco anche loro al semaforo, ora siamo in quattro, il capo del capo del capo del … dovrebbe prenderci tutti, spero. Aspettiamo in silenzio, stretti gli uni agli altri. Finalmente arriva, ci sorride, venite, venite, non c’è problema, figuriamoci. E’ uno che chiacchiera, gesticola, ti guarda e nel frattempo corre. Sul suo tachimetro il numero 100 si trova nella posizione che sulla mia macchina è occupata dal 20. Una volta sull’autostrada l’ago schizza ad ore 12, meglio che non guardo, và.

Arriviamo alla metro e forse per la prima volta mi rendo conto di cosa vuol dire ‘barriera architettonica’. Scalette buie in discesa ricoperte da foglie secchie, senza corrimano, lungo tunnel piastrellato di disconnessi sampietrini, senza corrimano, rampa di troppi scalini a salire, senza ascensore, ed il ragazzo porta i mocassini, se portasse le scarpe di gomma sarebbe peggio. E così ‘lento pede’ procediamo, io che fremo, ho fretta, ma non mollo la compagnia. Scendi, cammina, sali, gira, ri-cammina, riscendi, ri-ri-cammina, ecco, manca solo l’ultima rampa e siamo sulla banchina, sento arrivare la metro, mi volto disperata, li saluto, il sorriso colpevole e scappo per prenderla. Un po’ bastarda, ma non posso arrivare in ritardo. La metro vola, e io con lei, al volo prendo l’autobus, scendo per prima, attraverso una strada a 6 corsie con il rosso, plano per mezzo chilometro di discesa, sui tacchi 7cm, tuc, tuc, tuc, arrivo alla macchina, accendo, ingrano e soprattutto premo sull’acceleratore, che il 100 non si trova dove il 20, ma ci si arriva. Sul viadotto a tre corsie viaggio al centro, che magari non volo di sotto, và.

Ci sono, sono arrivata, ecco il parcheggio, davanti all’ingresso, non ci posso credere, non mi è mai successo. Scendo, schivo i controllo, mi cambio come una furia e finalmente entro appena in tempo, che si sentono i rintocchi della campana, sono le note del primo brano del riscaldamento della prima lezione di danza dell’anno.

Credo di essere irrimediabilmente malata.


2 Responses to “Chi balla il primo dell’anno …”

  1. decupando writes:

    ciao occhivispi se quella nella foto sei tu sei veramente uno zucchero mmmmmm………….

    bello avere questo tipo di malattia

  2. anonimo writes:

    Buon ballo, occhivispi e fatti trasportare dalla musica 🙂

    succo

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