Resistenza

Veramente insopportabile, un’anti-consumista integralista. I fondamenti della regola impongono l’acquisto dei soli beni indispensabili, la messa al bando del superfluo, l’obbligo del riciclo. Gli sprechi devono essere evitati, buttare gli oggetti è solo la soluzione estrema ed il rispetto dell’ambiente è un dovere imprescindibile.

Lei quindi odia i supermercati, ed infatti non vi si reca quasi mai. Quando lo fa si perde fra i banconi, impiega ore solo per trovare i beni di prima necessità, come lo zucchero o il sale, non riesce a scegliere fra trenta diversi tipi di carta igienica, le sembra assolutamente immorale che ne esista una tale quantità. Presa dall’ansia della scelta ripiega sui prodotti che si trovano o molto in basso oppure molto in alto sugli scaffali, sono infatti quelli meno conosciuti e più economici, a volte. Rifugge come la peste i prodotti pubblicizzati in televisione ma, visto che non possiede una televisione, e quindi non vede gli spot, soffre quando scopre che la marca di saponi da lei scoperta per caso nel negozietto di casalinghi vicino casa è reclamizzata da anni. Anche i suoi gatti si sono adattati, non mangiano squisiti e raffinati paté, ma solo i papponi nelle anonime scatolette da mezzo chilo. Privilegia quindi i mercati, dove riesce a distinguere il vero contadino dalle mani erose dal lavoro e dalla limitata scelta della merce esposta: acquista da lui le uova delle sue galline, salvo poi scoprire che lui non alleva galline. La domenica mattina si reca a prendere l’acqua da bere direttamente alla fonte dietro casa, acqua che sgorga direttamente in città e dalle inspiegabili proprietà organolettiche pure.

Anche per l’abbigliamento accorre ai banchi del nuovo e dell’usato, rovista e trova splendidi capi ad un euro appartenenti a collezioni anni settanta, che tanto vanno sempre di moda. Quando, raramente, acquista qualcosa in un negozio non si fa mai dare la busta gentilmente offerta dal negoziante, tanto la butterebbe non appena tornata casa, quindi infila e stipa quanto comperato nella borsa ampia e sformata.

Gli unici luoghi dove non bada a spese sono i negozi del commercio equo e solidale, dove sente di contribuire all’economia in via di sviluppo nei paesi poveri. Libera dal senso di colpa può finalmente acquistare cesti di vimini a qualunque prezzo, purché sia equo per chi li intreccia.

Prevedibilmente odia anche le automobili e depreca l’uso di benzina o di altri carburanti, quindi usa i mezzi pubblici e solo quando costretta si mette al volante della vecchia auto catalitica, ma senza aria condizionata per non contribuire all’allargamento del buco nello strato di ozono. Solo a seguito di un testa coda sul raccordo anulare porterà la macchina dal meccanico per un’occhiata, sicuramente costosissima, alla vettura.

Rifiuta di procurarsi un cellulare nuovo e si ostina ad utilizzare un vecchio e pesante modello le cui batterie hanno ceduto oramai da tempo e condannato quindi a restare perennemente attaccato alla presa di corrente.

Attenta nell’utilizzo della carta, in tutte le sue forme, usa fogli riciclati per stampare il proprio curriculum vitae, certa che illuminati datori di lavoro apprezzeranno il gesto, e rimprovera le colleghe in ufficio quando le vede srotolare metri di soffice carta al solo scopo di asciugare pochi centimetri di dita.

Nemmeno i genitori sfuggono al controllo: alla madre intima di non usare troppo sapone per lavare i piatti, di ridurre l’utilizzo di acqua in generale, e di acqua calda in particolare, storce invece il naso quando il padre le mostra un nuovo cappello e quasi sdegnata dice al pover’uomo “Ma come! Ne hai già tanti di cappelli, perché ne hai comprato un altro?”.

Non si tratta di una questione di soldi, perché li avrebbe, ma di una questione di principio, un principio piuttosto vago secondo il quale se tutti conducessero uno stile di vita più sobrio e pensassero alle cose importanti piuttosto che a tutte le sciocchezze che quotidianamente sommergono e stordiscono, il mondo sarebbe migliore. Probabilmente è nata nell’epoca sbagliata, certamente non ha patito la guerra, dai genitori non ha preso, e nemmeno dagli amici, chissà come le sono venute in testa certe idee.

Ecco io vorrei solo che lei ogni tanto si distraesse, basterebbe una giornata, quella che mi consentirebbe di andare dal concessionario, comprare un auto di grossa cilindrata, con l’aria condizionata e altri indispensabili accessori, pagare in contanti, uscire con la nuova vettura, recarmi all’iper-mercato, caricare due carrelli di bevande, snack, merendine, pasti pronti surgelati, recarmi alla cassa con la mano tuffata in un pacchetto di patatine, caricare il tutto nella spaziosa auto, andare direttamente in centro, parcheggiare in divieto di sosta, percorrere l’intera Via dei Condotti e depositare l’equivalente di varie mensilità presso le prestigiose boutique in cambio di un discreto numero di capi di abbigliamento firmatissimi e, sulla strada del ritorno, fermarmi quei cinque minuti necessari per l’ultimo acquisto: il cellulare di terza generazione.

3 Responses to “Resistenza”

  1. Myria writes:

    …perchè “lei” dovrebbe distrarsi..? E’ perfetta così! 🙂

  2. anonimo writes:

    già.

  3. desimo writes:

    beh, la perfezione è tale se non pesa al “perfetto”… se a volte pesa è proprio il caso di dire che gli eccessi non sono mai positivi… io, nel mio piccolo, la vedo così… ogni tanto uno strappo alla regola ci sta bene!!! bacio!

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